Nota pastorale: istruzioni per l’uso

Nota pastorale: istruzioni per l’uso

Esiste più di un modo con cui un Vescovo guida la propria Diocesi. Uno di questi è consegnare un testo (detto Nota) che consegni riflessioni ed indicazioni pratiche (ecco perché Pastorale) donate alle Parrocchie tutte chiamate, a loro volta, a far proprie quelle indicazioni.

Le Note Pastorali del nostro Vescovo sono legate ad un testo evangelico detto icona biblica: un testo che ribadisca come il riferimento principale sia sempre e solo la Parola di Gesù data come principio, come senso e come meta dell’agire pastorale. Da un versetto dell’icona biblica, poi,  la Nota Pastorale trae il suo titolo: quest’anno “Si avvicinò e camminava con loro”. Il versetto è quello di Lc 24,15 ovvero l’incontro (meglio: la ricerca) di Gesù con i discepoli di Emmaus.

Il versetto già da lo sguardo d’insieme della Nota: Gesù che non permette ai discepoli di tornare a casa soli e tristi e senza aver compreso la Pasqua. Gesù non abbandona e non giudica. Cammina a fianco, ascolta, comprende, spiega, dona e si dona. La Pastorale è tale, dunque -ecco il sunto della Nota- se ogni battezzato fa suo questo stile.

E’ ciò che il Sinodo sta suggerendo chiamando questo tempo quello del Discernimento – che l’Arcivescovo precisa con queste parole: “non è esercizio astratto ma qualcosa che inizia dalla vita concreta” e lo fa rompendo  sia il clima della fretta di avere risposte e soluzioni sia quello del “tanto non cambia nulla”,  sia, infine, quello del “localismo”, trappola in cui è facile cadere.

Ma se il localismo e l’astrattismo sono insidie sempre presenti, il rischio maggiore resta quello di chiudersi, ricorda la Nota, “a volte solo per pigrizia e disillusione, disinteressati delle persone o innamorati delle nostre idee”.

Chiudersi come piccolo gruppo o club non solo non è accettabile ma non è nemmeno lontanamente evangelico tanto più che la Comunità, specie la Parrocchia, non è gestione e beneficio di pochi ma è o deve diventare  una vera Casa. Dice l’Arcivescovo,  “non il nostro possesso, ma casa di amore, famiglia di Dio che ci è stata affidata e che vive l’amore che Gesù ci affida”.

E se la Casa non basta come immagine la nota ne recupera una seconda, mutuata da Papa Francesco: essa è “Una sinfonia che vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune. E per questo è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri”.

Per diventare Casa e Sinfonia occorre dice il Vescovo, ritrovare l’essenziale, partendo dalla Preghiera e dal Vangelo, per non perdere l’inquietudine bella di chi si accorge e sta vicino agli abbandonati, ai dimenticati ed agli imperfetti, come chiese Papa Francesco alla CEI.

Già stimolati a questo dal testo della Evangelii Gaudium -che il Vescovo ribadisce essere il nostro testo pastorale di riferimento in questo cammino- la Nota ci chiede di non essere troppo innamorati delle nostre formule ma di cercare, piuttosto, di rendere tutti partecipi e protagonisti, di abbattere la distanza tra Annuncio e Vita Reale, tra Formazione e Concretezza, specie nella Catechesi (generalmente intesa) rispondendo anche all’emergenza educativa ben evidente tra i Giovani e non solo. Solo così cammineremo davvero a fianco a qualcuno senza pretendere ancora una volta che tutti seguano noi.

 

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